OLD SPEED: la crema del custom. Fra tutti gli stili di elaborzione adatti a modificare una vecchia Volkswagen, quelo chiamato “OLD SPEED” e’ senz’altro il piu’ esclusivo: accoppia, infatti, vetture rare a pezzi pregiati e molto difficilmente reperibili.
Una pubblicità dell’epoca ritraente il celeberrimo Dan Gurney, vincitore, al volante dell’ Inch Pincher, del Grand Prix of Volkswagens tenutosi alle Bahamas.
L’old speed é uno stile da gentiluomini di altri tempi, quegli stessi gentiluomini che giungevano alle competizioni guidando la macchina da gara su strada, vestiti con gusto ed eleganza, e che erano capaci, in periodo tutt’altro che teneri, di regalare, con grande generosità, prestazioni sportive impensabili, vista l’epoca obiettivamente pionieristica. Parlare di old speed é per forza parlare dei gelsi e dei fossi della Mille Miglia, e dei Condor della Carrera Panamericana, competizioni aspre, pericolose, all’ultimo sangue, a volte addirittura grottesche o macabre…..
Tutte, comunque, furono competizioni vissute anche dal grande Maggiolino che sapeva cambiare con pochi tocchi la tuta di metaforico lavoratore con i pantaloncini del corridore più tenace seppur lontano da ogni velleità di assoluto.
L’old speed è questo: immaginare di preparare una vettura per una gara di questa epoca, utilizzando i pochi pezzi speciali a disposizione negli anni del dopoguerra, quando per molta gente la motocicletta su cui spostare una famiglia di quattro persone era un lusso.
Non montatevi comunque la testa, e tenete presente che, gli otto secondi da zero a cento di una Ferrari 250, che negli anni ‘50 erano prestazioni da ufo, oggi sono alla portata di molte gti di serie.
Facile dunque immaginare che un Maggiolino old speed, seppur radicalmente elaborato con parti costosissime, non possa andare oltre quello che oggi, un po’ inteneriti, definiremmo una dignitosa brillantezza.
Per ottenere un buo “Old-Speed” e’ necessario partire da una vettura molto vecchia.
Un Maggiolino old speed non vi servirà per i giri in pista o per gli scatti al semaforo, certo, ma saprà regalarvi un altro tipo di soddisfazione.
Sarà il massimo osservarlo sotto il sole di una giornata di primavera, parcheggiato davanti ad una trattoria dell’Appennino mentre ticchetta raffreddandosi ed emana dalle griglie posteriori il profumo tiepido della morchia di benzina e di olio…
Questo buon odore renderà esaltante il ricordo del passo appena divorato tra manovre di guida ormai sconosciute ai più:la doppietta, il punta-tacco, alcuni leggeri controsterzi…..
Ma quali droghe, signoriiiii!!!!!!!!!!!!!!!
Snoccioliamo ora uno per uno i requisiti necessari ad ogni old speed che si rispetti.
SCELTA DELLA VETTURA
Personalmente porrei storicamente una barriera tra il periodo old speed e quello cal look.
Questa barriera si chiama Inch Pincher, ed é la vettura da corsa della Empi che fece cambiare le cose nel mondo Volkswagen. Nata senza dubbio old speed questa macchina diventò pian piano gasser da accelerazione, avvicinandosi sempre più a partorire il cal look.
Buona la scelta di vetture conservate purchè siano dotate della prima vernice
Direi dunque che con le prime uscite dell’Inch Pincher in accelerazione, vale a dire nel 1965, cominci una nuova era.
Le vetture da utilizzare per l’old speed sono dunque degli anni ‘50 o dei primissimi ‘60.
Visto il costo dei particolari descritti in seguito, scegliere un lunotto rettangolare rispetto ad un ovale o due vetri cambia relativamente poco le cifre in gioco….
L’old speed é uno stile molto costoso, mettetevi l’anima in pace. Sarete comunque ripagati da un oggetto, che, a differenza di un cal look o di un german, manterrà o aumenterà il proprio valore nel tempo, restando sempre immediatamente commerciabile.
Il tetto apribile in tela è un valore aggiunto inestimabile
Come base vale dunque la pena di scegliere il meglio: perfetti gli ovali ed i due vetri, ma anche le primissime Karmann Ghia.
Vetture decappottabili? Perché no? Saranno ancora più gustose da guidare e vi daranno modo di apprezzare il bel tempo e la tonalità metallica dello scarico sportivo.
Privilegiate la scelta di vetture in ordine, magari conservate.
Nel caso abbiate la fortuna di imbattervi appunto in un veicolo conservato, tenete presente la seguente regola: l’old speed vuole il massimo. Ricordatevi infatti che il conservato vale solo se la vernice é quella di fabbrica. Altrimenti meglio un bel restauro fresco piuttosto che una via di mezzo.
Osservate bene la vettura da acquistare e sinceratevi che sia scrupolosamente originale ed in buone condizioni in tutte le parti che non verranno sostituite durante l’elaborazione.
Potete anche partire da una vettura da restaurare, ovvio, ma sappiate di avere di fronte a voi un opera monumentale anche solo per quello che riguarda la modifica; ve la sentite di aggiungere anche il lavoro di ripristino?
Il suggerimento definitivo rimane comunque quello di preferire vetture berlina tetto apribile, ovviamente in tela, che ricalcano alla perfezione lo stile e sono molto eleganti.
Ovviamente lasciate perdere le vetture tardo sei volt e quelle a dodici….asini a cui non varrebbe la pena di dare in pasto tali confetti….
Benchè falso storico, la scelta di un tipo 2 si rivela azzeccata.
Ultimamente qualche pulmino old speed spunta nei raduni meglio frequentati: ovviamente split, meglio se barndoor.
Queste realizzazioni sono generalmente impeccabili e molto gustose, ma sono un falso storico, inesistente all’epoca. Impossibile non esserne rapiti ma l’argomento in questione è indiscutibilmente un’altro…..
COLORE
Tendenzialmente mantenetevi sui colori di gamma per le vetture di stile stradale. Preferite in questo caso le vetture verniciate nei bei metallizzati originali Vw anni ‘50. Ottimi il Polar Silver, il Metallic Blue, l’oro e il grigio metallizzato.
Se proprio vi piacciono, replicateli durante il restauro anche su vetture nate in colori meno affascinanti. Verificate prima che siano compatibili con l’anno di costruzione.
In caso vogliate mantenere l’originalità non preoccupatevi: ogni colore di gamma è buono per l’old speed.
Nel caso invece vogliate darvi ad una realizzazione più corsaiola potete anche inventare un colore.
Badate a non esagerare comunque, dovete pensare sempre di potervi schierare di fianco ad una Mercedes ali di gabbiano senza timori reverenziali di stile.
Osate un rosso acceso, di cui la gamma Vw é poco generosa, oppure un blu Francia.
Dipingete se volete delle frecce a triangolo in tinta contrastante che partano sopra il fanale anteriore per rimpicciolirsi e scomparire verso la pedana.
Particolarmente buone per la loro eleganza sono le vetture verniciate nei colori metallizzati di gamma
Ricordate che i corridori di una volta, molto più a contatto con la morte di oggi, erano dei veri superstiziosi: evitate colori come viola e lilla, che tra l’altro non sarebbero adatti.
Se volete, dipingete i numeri di gara sulle portiere: fatelo come si faceva una volta, con il pennello, senza troppa precisione.
Se volete usare un numero stile Mille Miglia procuratevi delle foto, e copiate la calligrafia dei punzonatori. Ricordatevi, per essere plausibili, che in questa corsa le cilindrate basse partivano per prime ed erano le uniche a portare sulle fiancate un numero che si riferisse ad un reale ordine di partenza. Dopo la mezzanotte, infatti, col crescere delle categorie, il numero di gara si riferiva all’orario di partenza, la quale terminava a giorno fatto con i bolidi pluricilindrici di Stoccarda e Maranello.
CARROZZERIA
Se la situazione della vettura lo richiede, Effettuate un restauro degno di nota, ma non esagerate con la lucentezza, che non era propria delle vetture anni ‘50, in particolar modo di quelle da corsa.
Anche le Ferrari del periodo, interamente battute a mano da Drogo o Scaglietti, osservate nelle foto in primo piano appaiono quasi traslucide e poco curate negli assemblaggi. Volete forse commettere gli stessi errori dei collezionisti giapponesi adoratori del sovrarestauro? Diamo una lezione di stile a questi signori dal portafoglio gonfio e cerchiamo di essere meticolosi nel ricostruire il veritiero aspetto delle cose. A questo scopo utilizziamo magari vernici al nitro, lucidate a mano come una volta. Le vesciche sulle dita saranno garantite, ma sapete che smacco!??
Non sovraccaricate la vettura di accessori e cercate soprattutto quelli più sportivi: sì al fendinebbia ma soprattutto al faro di profondità dell’epoca. No tassativo ai portapacchi di ogni tipo, a meno che non siano corredati, nel posto e nel tempo giusto, di gomme chiodate degne di un rally di Montecarlo di 50 anni fa. No agli accessori fuori moda e fuori tempo come cigliette, griglie cromate, mutandoni di pelle e alle lame sovraparaurti.
I paraurti devono rimanere al loro posto, a meno che non si immagini una versione da pista con il nastro adesivo a croce sui fari, il tutto a dire il vero un po’ improbabile.
Molto belli i clacson cromati da montare esterni. Singoli o in coppia.
Un accessorio davvero totalizzante: il raro spoiler Kamei in alluminio
Un must sono infine le reticelle cromate sui fari anteriori. Comperatele sui cataloghi per Porsche 356, sono di ottima fattura. Scegliete il tipo a reticella o a bacchette parallele secondo vostro gusto.
Sono entrambi stupendi.
I parasassi giusti, quelli posteriori alti, di qualità eccelsa, sono accettabilissimi, ma è preferibile che il muso della macchina e i parafanghi posteriori siano un po’ vissuti, a testimonianza di un’epoca in cui le strade non erano ancora tutte asfaltate.
Belle le vetture sport dell’epoca, fotografate a fine gara, con il muso sabbiato dal brecciolino, con l’alluminio e il primer in vista sotto la vernice rimasta, sporca dell’olio dei doppiati.
Imitiamo quest’effetto. Ci regalerà una sensazione dinamica di velocità.
In tono con la sportività dell’insieme si inseriscono i numeri di gara sulle portiere
Se volete potete montare uno spoiler Kamei in alluminio, brutto quanto pregiato, e per questo molto fascinoso. La deportanza aggiungerà peso sull’avantreno ma ne toglierà dal vostro portafoglio.
Del resto, sapevate già la morte a cui eravate destinati, quando avete iniziato questo pericoloso, stuzzicante gioco!
Evitate infine ogni particolare che non sia strettamente connesso al periodo analizzato. Questa raccomandazione appare però un po’ inutile. Clikkando il bottone “old speed” avete già dimostrato di essere dei buongustai.
ASSETTO
Come accennato, negli anni ’50 e ’60, le strade non erano poi così perfette e le prestazioni lungi dall’essere brucianti. Va da sé, dunque, che gli assetti non fossero poi esasperati. Limitatevi a regolare le sospensioni in modo da ottenere un leggero abbassamento del corpo vettura, più estetico che altro…
Lavorate su di un avantreno regolabile e sulle barre posteriori per ottenere l’effetto desiderato.
Abbassate la scocca in maniera moderata
Per il resto non modificate né aggiornate la struttura della macchina.
Limitatevi ad aggiungere una barra antirollio maggiorata all’avantreno e un compensatore di camber al retrotreno. Usate quattro ottimi ammortizzatori a gas, magari regolabili. (Spax, Koni, Bilstein i migliori)
Mimetizzateli con la vernice nera qualora il colore fosse troppo squillante.
Se volete un effetto leggermente sovrasterzante, gustoso nel misto stretto, chiudete la campanatura delle ruote anteriori per ottenere un camber negativo, ma senza esagerare.
RUOTE
La scelta di ruote alternative per un Maggiolino degli anni ‘50-primi’60 era veramente ristretta.
Per i modelli due vetri, con le ruote da 16’, la scelta cade necessariamente sui cerchi 3,25×16’ delle Porsche 356 pre-A, muniti di fori di aerazione. Buoni i cerchi Porsche anche per le annate successive, contraddistinte dalle ruote da 15’. A voi la scelta della finitura. Cromati vanno bene, ma rischiano di confondervi con un resto-cal. Meglio verniciati in grigio metallizzato tinta unita o in un bicolore coordinato alla vettura, magari come i cerchi originali.
Ruote Rader
Se volete essere sportivi evitate di montare le calotte coprimozzo. Se non rinunciate invece all’eleganza usate calotte cromate Vw. Le calotte porsche sono auspicabili solo sugli esemplari muniti di questa desiderabile motorizzazione.
Sempre per vetture dopo il ‘53, con ruote da 15’, apriamo il dibattito dei cerchi aftermarket.
Tre tipi di cerchi sono adatti a questo stile, tutti presentati sul vero finire dell’epoca e per questa ragione un po’ forzati.
Tutte le tre ruote erano commercializzate dai primi cataloghi Empi: BRM, Rader, sprintstar. Se volete usarli fatelo, ma che siano originali ed in condizioni impeccabili.
Su questi cerchi “sullo spartiacque” non sono tollerabili pneumatici a tele radiali.
Scegliete delle gomme a fianco nero. Meglio, infatti evitare la fascia bianca, più elegante che sportiva.
Ruote Porsche 356 con poppe Volkswagen
Per gli altri cerchi, invece, una deroga alla filosofia è consentita, purché si rispettino le proporzioni di una gomma anziana con la spalla alta.
Se le vostre ambizioni comprendono un giro a testa alta tra le signore vittoriane del “festival of speed” di Goodwood, vi servono delle Dunlop Racing con la scolpitura tardo anni ‘50. queste gomme, anche da sole, saranno in grado di farvi sentire dei veri gentlemen driver. Un pneumatico puo’ essere al contempo un mito, un classico, il simbolo di un epoca, sempre rimanendo un sogno a portata di mano, cosa chiedere di più?
FRENI
Un old speed con tutti i crismi arriva più o meno a sessanta-settanta cavalli. Queste potenze non richiedono senz’altro l’ausilio di dischi ventilati e pinze a sei pistoncini. I tamburi di serie se la caveranno.
Tamburo freno Porsche 356 con alette di raffreddamento, un must
Se volete proprio esagerare, invece, depredate una Porsche 356 dei suoi bei tamburi, che sono migliori perché, essendo di alluminio alettato, dissipano il calore in maniera eccellente. Vederli occhieggiare dalle feritoie di aerazione dei cerchi causerà veri e propri pellegrinaggi di appassionati verso la vostra macchina, ma la soddisfazione sarà anche l’accresciuta resistenza al fading, che vi permetterà di affrontare più spavaldi le discese e i falsi piani.
INTERNI
Gli interni di un old speed devono rimanere più o meno originali. Teniamo presente che le Giulietta Zagato del periodo, con la carrozzeria in alluminio per risparmiare peso, andavano alle corse con gli interni in pelle. E allora pelle sia anche per voi, se la volete. Mantenetevi ovviamente su tinte classsiche :biscotto, amaranto, blu.
Ripetete il disegno dei sedili originali e la forma delle cuciture.
Se volete essere ancor più semplici, ripristinate la selleria di stoffa originale.
Lasciate in ogni caso il rivestimento originale del pavimento.
Batteria di strumenti aggiuntivi VDO dell’epoca inseriti in plancia a sostituire la mascherina dell’altoparlante
Unica variazione concessa é l’adozione dei bucket tipo 356 Speedster, solo perché esistevano già e sono bellissimi. Trovarli originali é impossibile, ma non preoccupatevi, chi produce repliche di Speedster ne ha di ottimi a disposizione.
Per quanto riguarda il volante, sbizzarritevi. Vale tutto, purché con classe. Nardi, Speedwell, Porsche e qualsiasi banjo dell’epoca saranno fantastici. Più raro e pregevole sarà il volante, più adatto sarà a questo stile. Adattissima un’autoradio dell’epoca, Becker sui due vetri, Blaupunkt sugli ovali.
Un plaid che ci ricorda la Carrera Panamericana guarnisce stupendi accessori after-market: volante Porsche Banjo, radio Becker, portacenere sulla leva del cambio
14 L’introvabile e pregiatissimo volante Speedwell, una primizia!
Tassativa una strumentazione supplementare per tenere d’occhio i capricciosi motori elaborati in maniera primitiva.
Scegliete le mascherine che si alloggiano nello spazio altoparlante, sia per l’ovale , che per il due vetri.
Orologio Kienzle Volkswagen
Per gli strumenti scegliete quelli disegnati per accoppiarsi alla grafica del tachimetro volkswagen. MotoMeter, Smiths, Speedwell e VDO sono solo alcune delle alternative possibili. Guardate Ebay e Thesamba. Divertitevi e costruite un cruscotto che vi dica tutto ciò che vi serve sapere.
Pedale acceleratore Kamei
MOTORE
Un vero old speed si riconosce aprendo il cofano motore. Per ottenere cavalli le scuole di pensiero erano e sono molto diverse e contrastanti. Elenchiamo le più significative, con pregi e difetti.
MOTORI PORSCHE: La scelta che par più azzeccata in termini di affidabilità sembra essere il montaggio di un motore Porsche 356. senza colpo ferire si ottiene una potenza di circa 60 cavalli da un motore del tutto originale. Il prezzo di un motore Porsche é comunque alto, e il suo mantenimento oneroso. Necessaria é la costruzione di un impianto di scarico ex novo, vista la non compatibilità dei vani motore.
Più raffinato dei compressori, il kit Okrasa offriva maggiore affidabilità
KIT OKRASA: Forse ,dal punto di vista meccanico, l’adozione del kit Okrasa rimane la soluzione più bella e fine. Partendo da un motore 30 o 34 cv si arrivera’ ad un buon compromesso potenza-affidabilità. Prevedete però il rifacimento completo del motore. Il kit, infatti, oltre alle teste a doppia aspirazione ( la Vw ci sarebbe arrivata dieci anni dopo), un carburatore per bancata, filtro olio Fram, prevede un albero a cammes e un albero motore ottimo, che per anni a venire sarebbe stato il cavallo di battaglia del cal look e delle corse di accelerazione.
Compressore MAG
COMPRESSORI JUDSON, MAG,SHORROCK: Dei bei pomponi, probabilmente la soluzione al contempo più rapida, affascinante ed economica. Niente da dire sul carisma della soluzione d’altri tempi ma molto sull’affidabilità’: i compressori divorano olio e palette, ed in breve sfiancano i motori. Se vi piacciono mettetevi l’anima in pace, perché siete destinati a soffrire. Del resto le macchine non muoiono come le persone, e se si rompono, si possono sempre riparare. Di solito è solo una questione di soldi.
L’ultraclassico compressore Judson poteva essere corredato da accensione elettronica della medesima marca
ALTRE ALTERNATIVE: Una miriade di altri kit e soluzioni sono disponibili e possibili. Basta curare i siti di aste e di vendita, ma soprattutto i mercatini tedeschi di vecchi ricambi ed i raduni vintage, sempre in terra di Germania.
21ab La stessa Speedwell delle BRM di Graham Hill si cimentò nella produzione di parti speciali per VW. Ecco una coppia di carburatori col collettore a collo di cigno.
La stessa Speedwell delle BRM di Graham Hill si cimentò nella produzione di parti speciali per VW. Ecco una coppia di carburatori col collettore a collo di cigno.
Pubblicità di un filtro olio Fram after-market
TRASMISSIONE
La trasmissione di serie va benissimo, anzi, va meglio delle altre: non sostituite per nessuna ragione il cambio in due pezzi delle vetture anziane con quello sincronizzato dei sei volt più recenti. Non vorrete privarvi del piacere di sdoppiettare come facevano i corridori dal casco di cuoio?? Ma soprattutto, non vorrete privare i passanti del sound grintoso di questa manovra! Intrattenete i bambini di passaggio col gas, rombate e accelerate più che potete. Affascinateli e corrompeteli con il vostro baccano metallico. Plagiare gli infanti, in questo caso, non é reato!!!!! Le vecchie Volkswagen hanno bisogno di nuove leve, amici.
Carlo Abarth non si limità a produrre marmitte per le Fiat ma estese al maggiolino la sua innovativa tecnica costruttiva.