Anctartica, un maggiolino australiano al polo sud

In un numero del News che parla di “Snow Cruising”, non si può non raccontare la storia di un Maggiolino australiano molto particolare: la prima Volkswagen ad aver circolato sulle “strade” dell’Antartide. Un Maggiolino, modello 1962 e ½, “De Luxe” color rosso rubino (Ruby Red), prodotto in Australia e immatricolato nel dicembre del 1962 con la targa “Anctartica 1”.


“Anctartica 1” in azione al BP Rally del 1964. Notare la nuova targa australiana HZB 674, con l’originale ““Anctartica 1”” sovrapposta.


Negli anni ’50 l’Australia aveva stabilito una base di ricerca permanente in Antartide, nella zona nota come Terra di Mac Robertson. L’insediamento si trova in una località chiamata Mawson in onore dell’esploratore Sir Douglas Mawson, che aveva preso parte a molte missioni in Antartide all’inizio del secolo scorso, scalando anche l’unico vulcano attivo noto in questo continente. La località è stata scelta per la stabilità del terreno, la possibilità di accedervi via mare nella stagione estiva e la presenza di una pista di atterraggio nelle vicinanze. Se qualcuno vuole avere un’idea di dove si trova Mawson, che è un insediamento permanente in attività ancora oggi, le coordinate sono 67°37’ latitudine Sud e 62°53’ longitudine Est. Nel sito internet del governo australiano si possono avere informazioni sulla base e sulle sue attività di esplorazione e ricerca, che sono gestite dall’ANARE (Australian National Anctarctic Research Expedition).


La base antartica di Mawson in alcune foto recenti. La base è un insediamento permanente australiano in Antartide e prende il nome da Sir Douglas Mawson, che aveva esplorato l’Antartide all’inizio del secolo scorso.


Negli anni ’60 per gli spostare il personale e l’attrezzatura si utilizzavano trattori cingolati, che erano spinti da un motore industriale Porsche 4 cilindri boxer, raffreddato ad aria ed in grado di erogare 41 cavalli a 4000 giri. Il carburatore Zenith era dotato di un dispositivo che compensava la carburazione in funzione dell’altitudine. La trasmissione era a 4 marce sincronizzate con una speciale frizione monodisco, dimensionata per impieghi gravosi. Come in tutti i mezzi cingolati, la sterzata veniva realizzata intervenendo sul differenziale e bloccando i cingoli del lato verso cui si vuole dirigere il mezzo. Uno di questi trattori è ritratto insieme al Maggiolino, mentre entrambi stanno per essere imbarcati sulla nave “Nella Dan” con destinazione Antartide. Apparentemente ideali per muoversi su fango, neve e ghiaccio, i trattori avevano un grosso limite nella bassa velocità di marcia. Spesso il personale scientifico aveva la necessità di avventurarsi a parecchie decine di chilometri dalla base, per depositare strumenti di osservazione ed effettuare rilievi. La marcia a velocità sostenuta per lunghi periodi usurava rapidamente le lame di ottone dei cingoli ed anche gli organi di trasmissione ne risentivano, obbligando il personale della base a continui interventi di manutenzione.

Nel 1962 Ray Mc Mahon si trovava a capo della missione ANARE, che avrebbe passato l’inverno successivo alla base di Mawson in Antartide. Secondo il racconto di Mc Mahon, mentre organizzava i preparativi per la spedizione, fu contattato Graham Malslen della Volkswagen Australia, che gli offrì la disponibilità di un Maggiolino da utilizzare in Antartide l’anno successivo. Come in tutte le storie che si rispettino, le versioni dei fatti cambiano a seconda della fonte. Non è chiaro se fu prima Mc Mahon a contattare Maslen per chiedere un Maggiolino o Maslen ad offrirlo a Mc Mahon.


“Anctartica 1” in Antartide nel 1963. La foto è presa da una campagna pubblicitaria Volkswagen dell’epoca


In quegli anni il Maggiolino, cominciava a segnare il passo rispetto alla concorrenza più moderna. Non potendo sfruttare l’effetto novità, dal quartier generale di Wolfsburg era giunta la direttiva di far leva sui punti di forza del Maggiolino nelle campagne pubblicitarie. Uno di questi era il motore raffreddato ad aria, che non soffriva il caldo d’estate e il freddo d’inverno, e che quindi avrebbe potuto funzionare senza problemi nel Sahara come nell’Antartide. Improvvisamente si offriva la possibilità di dimostrarlo in pratica; comunque siano andate le cose, fu un’occasione che la Volkswagen Australia non si lasciò scappare. Mc Mahon accettò l’offerta e fu invitato a visitare lo stabilimento Volkswagen di Clayton.
Al termine del giro lo condussero nel parcheggio delle vetture complete e gli fu chiesto di scegliere quella da portare con sé in Antartide. La scelta cadde su un Maggiolino, modello “De Luxe”, color rosso rubino. Questo colore era ideale per il tipo di impiego a cui la vettura era destinata, rendendola immediatamente riconoscibile nel bianco paesaggio antartico. Insieme alla vettura la Volkswagen fornì una cassa con i ricambi, una cinepresa Bolex e una scorta di pellicola cinematografica, per realizzare i filmati da usare a scopo pubblicitario. L’accordo prevedeva che Mc Mahon e i membri della sua spedizione avrebbero dovuto riprendere la vettura in azione e mantenere la Volkswagen Australia informata sul comportamento della vettura, inviando periodicamente dei telegrammi via radio.


“Anctartica 1” in Antartide nel 1963. Questa immagine è stata utilizzata nella versione in bianco e nero, per numerose campagne pubblicitarie e in quella originale a colori è stata pubblicata su numerose riviste, come testimoniano gli esempi.


La vettura venne adeguatamente preparata per la missione, senza però stravolgerla. Si può dire che l’appellativo “prima vettura di serie a circolare sulle strade dell’Antartide” risponda a verità per quanto riguarda l’essere di “di serie”. Non risponde invece al vero per il “prima”, perché “Anctartica 1” venne preceduto almeno da due altre vetture, una Arrol-Johnston nel 1907 e una utilitaria Austin “Seven” nel 1927. L’impianto elettrico rimase quello standard a 6 volt, ma venne montata una batteria ausiliaria, che serviva per alimentare il motorino di avviamento.
In pratica la macchina partiva a 12 volt e poi veniva commutata a 6 volt per il normale funzionamento.
Il lubrificante standard Castrol 10W, consigliato per il motore del Maggiolino durante gli inverni sulle Snowy Mountains, venne giudicato troppo denso per il clima antartico e venne sostituito da un fluido speciale “5-ZZ” che, secondo Ken Shennan , uno dei meccanici della spedizione, era “liquido come il cherosene”. Furono aggiunti un amperometro e un manometro olio per meglio tenere sotto controllo le condizioni della meccanica. La vettura venne poi modificata secondo le specifiche Volkswagen per le vetture destinate al Canada e ai mercati scandinavi.
Il grasso utilizzato per lubrificare i giunti e cuscinetti venne sostituito con uno speciale a base di litio, e alcune parti vennero realizzate con una gomma più resistente al freddo. I condotti di aspirazione ed altri componenti vennero ricoperti con un isolante (dai racconti era a base di amianto!). Anche il vano batteria venne coibentato, per impedirne il congelamento. Sopra le griglie di areazione del motore venne applicata una copertura rimovibile in alluminio, per impedire alla neve di cadere all’interno durante le soste all’aperto. Infine furono applicati rinforzi alle sospensioni anteriori e furono fissate piastre (disponibili come ricambio aftermarket per l’impiego su strade sterrate) in alcuni punti per proteggere la meccanica dai colpi. Completavano la dotazione i pneumatici invernali, le catene sulle quattro ruote, il portapacchi sul tetto, il gancio di traino e (ovviamente) la targa “Anctartica 1”.
Così equipaggiata, la vettura venne imbarcata sulla nave “Nella Dan”, che giunse a Mawson il 2 febbraio del 1963, in piena estate antartica.


“Anctartica 1” e uno SnowTrac stanno per essere imbarcati sulla nave Nella Dan diretta alla base antartica di Mawson, nel gennaio del 1963.


Durante il suo soggiorno in Antartide al servizio della missione ANARE, “Anctartica 1” percorse circa 2000 chilometri. Per il suo colore rosso, che risaltava sul paesaggio bianco, venne rapidamente soprannominata “Red Terror” (terrore rosso) dal personale della base, che ne seppe apprezzare le qualità. Il percorso più lungo sul quale venne utilizzata regolarmente era di 20 chilometri, che “Red Terror” macinava in 50 minuti, molto più velocemente dei trattori.
Ovviamente in Antartide non c’erano strade, per cui la macchina veniva guidata sullo strato di terreno gelato, roccia e ghiaccio, duro come il marmo e pieno di buche e solchi, profondi anche venti centimetri, cercando di volta in volta di indovinare il percorso meno accidentato.


Anctartica 1” in una foto tra i pinguini in Antartide nel 1963. Notare il logo dell’ANARE sulle portiere.


L’importante era mantenere una velocità sufficientemente elevata da impedire alle ruote di affondare in una buca o nella neve fresca. Ma anche nel caso in cui la vettura fosse rimasta bloccata, era relativamente semplice sollevarla, infilare le pedane sotto le ruote, e rimetterla in condizione di muoversi. Con questa tecnica di guida e con le catene montate su tutte e quattro le ruote, “Anctartica 1” si dimostrò in grado di muoversi con una certa disinvoltura, affrontando tranquillamente anche tratti in discreta pendenza e, quando necessario, trainando una slitta con sopra dell’ulteriore attrezzatura. Una volta “Red Terror” venne persino utilizzato per trainare una slitta con sopra i cani, risparmiando loro la fatica di affrontare una dura salita.
Durante l’inverno del 1963, quando il mare nella baia di fronte a Mawson si trasformò in uno strato di ghiaccio, “Anctarctica 1” venne usata per trasportare gli scienziati dalla base ai punti in cui erano stati scavati fori nella banchisa per studiare la formazione del ghiaccio. “Red Terror” infatti venne utilizzato principalmente dal personale scientifico.
Dalla sua aveva il vantaggio di essere molto più leggero e veloce dei trattori, anche se forse gli occupanti molto probabilmente non gradirono affatto l’essere sballonzolati continuamente nell’abitacolo, a causa delle condizioni delle “strade”.


“Anctartica 1” in Antartide nel 1963. Si tratta della copertina del numero di giugno del 1963 della rivista “VWA Review”. In quel momento la vettura si trovava ancora in Antartide.


Confermando la versatilità tipica delle Volkswagen, si dimostrò anche un mezzo utile per il (poco) tempo libero dei componenti della missione. Qualche temerario, dopo avere inforcato un paio di sci, si fece trainare (a detta dei testimoni, a velocità non proprio contenuta) su un tratto di mare ghiacciato. Infine l’ultimo tipo di impiego al quale “Anctartica 1” venne destinata regolarmente, fu quello di trasportare i visitatori (principalmente russi) dalla pista di atterraggio “Rumdoodle” alla base.
Per questo tipo di utilizzo il personale della base aveva preparato una scritta “Taxi”, che veniva fissata al portapacchi. Chissà lo stupore dei visitatori al loro arrivo, nel trovare un taxi rosso ad attenderli in un deserto di neve e ghiaccio.


“Anctartica 3” in una imagine scattata presso la Catena Montuosa Masson nel 1966.


“Anctartica 1” seppe tener fede alla fama di robustezza ed affidabilità del Maggiolino. Il motore non ebbe alcun problema a mettersi in moto, anche a 40-50 gradi sotto zero! Le uniche riparazioni che si resero necessarie furono ripetute saldature all’avantreno e la sostituzione degli ammortizzatori anteriori, inconvenienti dovuti ai colpi rimediati dalle sospensioni anteriori nella marcia sul ghiaccio.
A cedere erano i punti in cui i due tubi trasversali delle sospensioni anteriori sono fissati al telaio. Questo è un problema noto a chi utilizza regolarmente un Maggiolino su percorsi accidentati. Nelle vetture normali i punti di attacco cedono dopo parecchie decine di migliaia di chilometri, ma nel caso dell’impiego in Antartide, i colpi rimediati viaggiando sul ghiaccio pieno di buche e solchi e duro come il marmo, con il mezzo spesso a pieno carico, ne causarono il cedimento prematuro. Anche il muso e i parafanghi subirono parecchi danni. I
venti, che soffiavano spesso a velocità superiori a 100 km/h, misero a dura prova le cerniere delle portiere. Spesso la forza del vento spingeva le portiere oltre i fermi, piegandole fino a farle sbattere contro il parafango anteriore.
Ma i meccanici della base riuscirono sempre a rimettere “Red Terror” in servizio con un po’ d’olio, un pieno di benzina, e una riparazione all’avantreno o alle portiere con qualche martellata e una saldatrice elettrica. Tant’è che alla fine del 1963, quando Volkswagen chiese che “Anctartica 1” fosse rimpatriata per poterla usare a scopo pubblicitario, la caricarono sulla “Nella Dan” non senza qualche rimpianto.


Una pubblicità tedesca degli anni ’60. La didascalia recita “Qui voi potete vedere la prima automobile dell’Antartide”. Il testo ovviamente illustrava la superiorità del motore raffreddato ad aria nei climi artici. Questa pubblicità era spesso accompagnata da una simile, che mostrava un Maggiolino nel deserto e spiegava i vantaggi del motore raffreddato ad aria nei climi torridi.


Allo sbarco a Freemantle, “Anctartica 1” venne accolta da una delegazione della Volkswagen Australia, che organizzò una festa in un albergo della città, invitando gli scienziati ed i tecnici della missione. Questi ultimi erano rimasti così favorevolmente colpiti dalle prestazioni della vettura, che 24 di loro si dichiararono immediatamente disposti ad acquistare un Maggiolino, se Volkswagen di avesse concesso uno sconto “speciale”.
Purtroppo l’organizzazione commerciale Volkswagen rifiutò la proposta, che avrebbe potuto essere un’ottima forma di pubblicità tra gli appassionati. Al momento dello sbarco, il responsabile del parco mezzi della base antartica, Frank Smith, dovette fare del suo meglio per tenere alla larga gli inviati della BP.
Particolarmente colpiti dalla vettura, avevano deciso di iscriverla al BP Rally del 1964. Essi insistevano per guidare la macchina ed utilizzarla per scattare alcune immagini pubblicitarie. Frank si oppose, sostenendo che in quelle condizioni la macchina non poteva essere messa in moto senza correre il rischio di danneggiarla seriamente. Le prese d’aria per il raffreddamento erano chiuse, nel motore c’era un olio estremamente fluido e anche il grasso utilizzato per lubrificare gli snodi poteva non sopportare il caldo dell’estate australiana.
Alla fine l’ebbe vinta. In realtà questo servì anche a Volkswagen, che sottopose “Anctartica 1” ad un profondo maquillage, in pratica rimettendola a nuovo, prima di spedirla in giro per le concessionarie del paese a scopo pubblicitario. Il grande pubblico ebbe quindi modo di conoscere la robustezza e l’affidabilità del Maggiolino e le attività scientifiche che il governo australiano stava svolgendo in Antartide. Ken Shennan ebbe l’occasione di vedere la macchina a Melbourne. Chinatosi sotto la vettura per esaminare le condizioni dell’avantreno, scoprì che non c’era traccia delle riparazioni da lui effettuate, perché muso, pianale e sospensioni erano stati sostituiti. Non nascose un certo disappunto, anche perché Volkswagen andava dicendo in giro che la vettura era “praticamente” nelle stesse condizioni in cui era tornata dall’Antartide.
Su richiesta della BP, “Anctartica 1” partecipò e vinse il BP Rally del 1964, una corsa massacrante di tremila chilometri attraverso l’Australia. Da allora se ne sono perse le tracce. Di tanto in tanto qualche appassionato sostiene di essere entrato in possesso di una delle targhe originali, cosa assai improbabile, in mancanza di prove adeguate. Già al tempo la Volkswagen aveva distribuito un certo numero di copie, alle quali si sono aggiunte quelle realizzate dagli appassionati nel corso degli anni.

Le immagini di “Red Terror” realizzate in Antartide furono utilizzate nelle campagne pubblicitarie della Volkswagen in tutto il mondo. Servirono ad illustrare i vantaggi del motore boxer raffreddato ad aria, come si vede negli esempi. Un motore in grado di funzionare regolarmente a temperature di 40 gradi sotto zero con venti fino a 100 km/h non ha alcun problema nell’affrontare qualsiasi inverno.


Una pubblicità americana degli anni ’60. La didascalia recita “La prima automobile in fondo al mondo”.


Il ritorno a livello di immagine fu enorme, al punto che un gruppo di scienziati americani nel 1969, visitando la base di Mawson, dissero di avere appreso della sua esistenza dalle pubblicità che ritraevano “Anctartica 1!”
“Anctartica 1” venne sostituita a Mawson da “Anctartica 2”, un Maggiolino prodotto nel 1964 (ma sempre modello 1962 e ½), questa volta di colore arancione “international orange”. “Anctartica 2” rimase in servizio fino al 1969 e venne affiancato nel 1966 da un altro Maggiolino, “Anctartica 3”, anch’esso di colore arancione e sempre modello 1962 e ½. Anche “Anctartica 2” al rientro venne rimesso a nuovo, prima di essere spedito per l’esibizione nelle concessionarie australiane. Venne poi ceduto tramite un sub agente dell’Eastern Victoria. Chissà se l’acquirente era al corrente delle particolarità del mezzo e quindi pagò un prezzo maggiorato o se l’acquistò come un normale Maggiolino usato. Nel 1972 “Anctartica 2” finì nelle mani di Chris Heyer, che lo utilizzò nelle competizioni di cross a Catalina Park, Katoomba. Venne poi ceduto a Ed Mulligan, che lo tenne per un breve periodo e poi lo cedette a sua volta.
E’ probabile che a questo punto la vettura fosse alquanto malconcia e non sia sopravvissuta molto a lungo. Di “Anctartica 2” è stata conservata una delle targhe originali. Si trova nello studio del professor Gunter Weller, presso l’University of Alaska, a Fairbanks. Il professor Weller partecipò alla missione ANARE del 1965 ed utilizzò a lungo la vettura per spostarsi dalla base di Mawson al luogo in cui conduceva i propri studi sui ghiacciai.
Al momento dell’imbarco per fare ritorno in Australia, gli fu consentito di prendere come ricordo la targa svitandola dal cofano motore. “Anctartica 3” rimase in servizio fino al 1971 e fu l’ultima Volkswagen ufficiale impiegata alla base di Mawson. Nei primi anni ’70 il Maggiolino, pur continuando ad essere venduto al ritmo di un milione di esemplari nel mondo ogni anno, si stava lentamente ma inesorabilmente incamminando sul viale del tramonto.
In Volkswagen ne erano consapevoli e stavano segretamente lavorando a Golf, Passat, Scirocco e Polo. Il ritorno in termini pubblicitari sarebbe stato minimo, soprattutto per un mercato come quello australiano, sempre meno importante per il gruppo di Wolfsburg.


Lo stabilimento della Volkswagen Australia a Clayton, in una immagine aerea dei primi anni ’60.


In realtà le regole di ingaggio del personale della base erano abbastanza flessibili sul tipo di “oggetti personali”, che gli scienziati potevano portare con sé, soprattutto quando veniva loro chiesto di passare da quelle parti tutto l’inverno.
E qualcuno ne aprofittò per portare con sé il proprio mezzo di trasporto. Negli anni ’80 un telaio di Maggiolino, privo di carrozzeria, una specie di “dune snow buggy” venne usato come mezzo di trasporto quando le condizioni del tempo lo consentivano. Ma l’avventura che merita di essere raccontata ha per protagonista un metereologo, o meglio un temerario, di none Mark Forecast. Mark aveva partecipato alla spedizione del 1964 e quindi aveva avuto modo di apprezzare le qualità del Maggiolino come mezzo di trasporto in Antartide. Fu probabilmente per questo che nel 1967 portò con sè a Mawson un vecchio Maggiolino lunotto ovale, model year 1957, che era stato danneggiato in un incidente e che Mark aveva recuperato da un demolitore e rimesso in sesto.
Nel 1963 e nel 1965 si erano verificati due incidenti in cui lo strato di ghiaccio sotto un trattore aveva improvvisamente ceduto ed il trattore era affondato in pochi secondi. Fortunatamente non c’erano state vittime, ma le autorità australiane avevano posto limiti all’uso dei veicoli di servizio sul mare ghiacciato. Il timore era che il ghiaccio cedesse all’improvviso, prima che gli occupanti avessero la possibilità di abbandonare il veicolo per mettersi in salvo.
Ma il regolamento parlava solamente di mezzi governativi e non aveva preso in considerazione le automobili private “circolanti” in Antartide. Mark, un validissimo meteorologo ma con lo spirito e la temerarietà del vero pioniere, continuò imperterrito ad utilizzare la “sua” macchina per andare a campionare lo strato di mare ghiacciato. Finché, un giorno di settembre del 1967 accadde l’inevitabile.
Quel giorno Mark si trovava con un compagno a circa 20 km da Mawson, nell’area del ghiacciaio di Forbes. Era una giornata “primaverile” e la temperatura esterna era “solo” 25 gradi sotto zero. Per scattare alcune fotografie si spinse in una zona in cui lo strato di ghiaccio era più sottile. Sotto il peso della vettura, il ghiaccio cedette. La parte posteriore della macchina si inclinò verso il basso e il Maggiolino scivolò in acqua con il muso sollevato verso l’alto, mentre il ghiaccio tutto attorno si spaccava. Per fortuna il Maggiolino tenne fede alla sua fama, e rimase a galla sull’acqua gelida. I due scienziati dovettero trovare rapidamente un modo per mettersi in salvo. Martk tentò di aprire la portiera dal suo lato, ma un blocco di ghiaccio lo impediva. Sfondare il parabrezza ed uscire da lì sarebbe impossibile, a causa del pesante abbigliamento invernale che li faceva assomigliare a due omini Michelin. Mark maledisse sé stesso per non avere ancora fatto quello che aveva rimandato più volte, e cioè tagliare il tetto per ricavarne un’ “uscita di emergenza”.
Alla fine i due riuscirono ad aprire la portiera del passeggero e a salire sul tetto. Da qui saltarono sul ghiaccio compatto e si misero in salvo, mentre la vettura affondava rapidamente. Dopo aver osservato la vettura sparire nell’oceano, i due si incamminarono sulla strada del ritorno. Quando avevano percorso a piedi 15 dei 20 chilometri che li separavano dalla base, furono raggiunti dalla squadra di soccorso, caricati su una slitta e riportati a Mawson.
Dopo essere stati “scongelati” di fronte ad una stufa e ad un’abbondante dose di rum, tutto si risolse in un grosso spavento. Alla fine Mark ci rise sopra, dicendo che il suo Maggiolino era stato solo “parcheggiato” a 70 metri sul fondo del mare. Di fronte all’Antartide.



La replica di “Anctartica 1” in mostra nel padiglione Zeithaus dell’Autostadt a Wolfsburg. La vettura è un modello 1962 e ½ “De Luxe”, perché non tutti i cambiamenti introdotti sul modello 1963 tedesco furono trasferiti su quello prodotto in Australia.


E’ un peccato che “Anctartica 1” sia andata perduta per sempre. Ma, come tutte le storie che si rispettano, anche questa ha un lieto fine. Nel maggio del 2002 tre appassionati australiani di Volkswagen (Ray Black, Steve Muller e Bill Moore) decisero di “fare una pazzia”, e partecipare al Lotterman Vintage Volkswagen Show che si sarebbe tenuto a Bad Camberg, in Germania, l’anno seguente.
All’edizione 1999 di questo importante raduno europeo, si erano presentati sei americani che avevano portato le loro automobili dagli Stati Uniti. Se gli americani c’erano riusciti, perché tre australiani non potevano fare altrettanto? Ovviamente il piano era di portare due vetture Volkswagen “proudly made Down Under”, orgogliosamente prodotte in Australia. La scelta dei mezzi cadde appunto su “Anctartica 1”, “Red Terror”, il Maggiolino modello 1962 e ½ che aveva viaggiato sulle “strade” dell’Antartide e su una “Country Buggy”, rarissima “Dune Buggy” prodotta da Volkswagen in Australia alla fine degli anni ’60 e in pratica sconosciuta anche agli appassionati. Fu così che i tre eroi si misero in caccia. Il progetto prese il nome di “Anctartica to the Autobahn”, dall’Antartide all’autostrada (tedesca).



La cosa più ovvia sarebbe stata rintracciare “Anctartica 1” e restaurarlo. Tramite una rete di contatti e il supporto di numerosi club di auto storiche, si cercò di scoprire che fine avesse fatto. Fu possibile rintracciare persino il pilota che aveva portato “Anctartica 1” al successo nel BP Rally del 1964. Niente da fare. Tutto quello che si riuscì a scoprire è che, dopo avere vinto la corsa, la vettura fu restituita al dipartimento di Marketing della Volkswagen Australia.
Da allora se ne sono perse le tracce. A questo punto, visto che il tempo cominciava a stringere, non restava che realizzare una replica, che però fosse fedele all’originale in ogni dettaglio. La fortuna, si sa, aiuta gli audaci. Nel settembre del 2002 un annuncio su un giornale di Sidney offriva un Maggiolino del 1962 in vendita.
La vettura giaceva, parzialmente smontata, nel giardino dietro una casa, ma era in condizioni abbastanza buone da consentirne il restauro. Inoltre, non solo era un modello 62 e ½ come “Anctartica 1”, ma era stata prodotta anch’essa nel mese di dicembre del 1962 ed era persino dello medesimo colore “ruby red”, rosso rubino.
A questo punto non restava che mettersi al lavoro per creare una replica che fosse quanto più possibile vicina all’originale. Un grosso aiuto in questo senso venne da Ray Mc Mahon, che era stato a capo della spedizione ANARE del 1963 e che aveva conservato molta documentazione fotografica. L’ANARE stessa, una volta illustrato il progetto, acconsentì a che fossero riprodotti gli adesivi originali con il simbolo della spedizione.
Grazie al supporto di alcuni sponsor e della filiale australiana della Volkswagen, il progetto divenne realtà. La Country Buggy venne scovata in un granaio di una fattoria del Nuovo Galles del Sud, abbandonata da 17 anni e coperta da altri rottami, perché, si sa, i veri agricoltori non buttano mai via niente. Liberata dai rottami, dopo dieci minuti era già in moto!
Il restauro delle due vetture iniziò nell’ottobre del 2002 e finì ufficialmente l’8 aprile del 2003. Due giorni dopo furono messe in un container e imbarcate su una nave, con diretta al porto di Amburgo, in Germania.



Fu così che i tre avventurosi appassionati, la replica di “Anctartica 1” e la Country Buggy giunsero in Europa e parteciparono al raduno di Budel in Olanda (dove ottennero il premio per il mezzo proveniente da più lontano, chissà come mai…) ed a quello di Bad Camberg del 21 e 22 giugno 2003. Insieme a due veicoli di supporto, le vetture percorsero circa 2500 km tra Germania e Olanda. La loro storia venne raccontata sulle pagine dei giornali e in numerosi programmi televisivi. Ovviamente il tour non poteva non comprendere una visita allo stabilimento Karmann di Osnabruck e allo stabilimento ed al museo Volkswagen di Wolfsburg. Dopo cinque settimane entrambe le vetture furono acquistate da un collezionista tedesco, che possiede più di 50 Volkswagen d’epoca, che presta periodicamente anche alla Volkswagen, affinché vengano esposte nel museo e nell’Autostadt.
Infatti la replica di “Anctartica 1” nell’ottobre del 2006 era visibile al pubblico nel padiglione Zeithaus dell’Autostadt, nell’ambito della rassegna “dal primo all’ultimo”, che vedeva esposti in fila indiana alcuni esemplari di Maggiolino, dal più vecchio tuttora conservato (uno dei prototipi realizzati nel 1938), fino all’ultimo esemplare, costruito in Messico nel 2003. Osservando la piccola vettura rossa, i visitatori hanno potuto conoscere la storia della prima Volkswagen di serie che ha fatto uno “snow cruising” molto particolare, in fondo al mondo e a 40 gradi sotto zero. In Antartide.



Replica di “Anctartica 1”. Il coperchio è realizzato in alluminio e viene mantenuto in posizione da due ganci. Nell’originale serviva ad evitare che la neve cadesse all’interno della griglia di raffreddamento. La vettura in Antartide veniva parcheggiata all’aperto


Interno della replica di “Anctartica 1”. Notare la strumentazione aggiuntiva sulla destra. La vettura ha la guida a destra, perché in Australia si circola sulla sinistra, come in Inghilterra


La replica della targa “Anctartica 1”. Di tanto in tanto qualche appassionato sostiene di essere entrato in possesso di una delle targhe originali. In realtà già al tempo, Volkswagen aveva realizzato alcune copie per celebrare l’avvenimento.


articolo pubblicato sul NEWS di MKC – scritto ad Luca “Phormula” Stramare

Se volete approfondire ulteriromente la storia  di Antartica  leggete questo articolo Sul sito del  Vee Dub Club Australiano